Il male, si sa, ha indubbiamente il suo fascino. D’altra parte, senza figure antagoniste non avremmo nessuna storia da raccontare. Qualsiasi struttura narrativa, che sia di tipo letterario, iconografico o cinematografico, necessita del cosiddetto “cattivo” che rompe gli equilibri iniziali e costituisce, a tutti gli effetti, il motore della vicenda narrata. Esistono, tuttavia, diverse tipologie di “cattivi” e “cattive”: a seconda della ragione che li muove, questi personaggi assumono caratteristiche anche molto diverse tra loro. C’è il villain, il cattivo che agisce spinto da sentimenti di gelosia e invidia nei confronti del protagonista; c’è l’antagonista “ideologico” che ostacola l’eroe per ottenere potere e controllo con l’obiettivo di conquistare il mondo. C’è persino il cattivo puro, colui che incarna la malvagità assoluta, quella che non si spiega in nessun modo e che non ha logica alcuna: è così per Voldemort, l’antagonista del giovane Harry Potter, o per il glaciale e implacabile Re della Notte della notissima serie tv Il trono di spade.
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