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“Buongiorno, sono Cristina Luzzi, la direttrice de La Valigia Rossa”.
Mento abbassato e occhi fissi su di me, arriva la replica: “Lei è quella che ha fondato La Valigia Rossa?”. “Confermo, sono quella pazza che ha inventato tutto questo”.
Fino a quattro o cinque anni fa, ogni volta che mi presentavo, era questa la prassi. Chiunque mi trovassi di fronte: giornalista, contatto di lavoro, medico, aspirante consulente. Che però, dopo aver ammesso la mia (ai suoi occhi) follia, sorrideva e si apriva al dialogo.
Fin dove la follia è follia e fin dove è ingegno? Fino a dove l’ingegno è ingegno e dove diventa follia? Quando temiamo la follia in quanto tale e quando ne siamo affascinat* perché geniale? Forse perchè a volte rappresenta quello che vorremmo fare e non facciamo?
Non ho una risposta. So che il progetto La Valigia Rossa è impregnato di follia. E di quella testardaggine tipica della follia, nel bene e nel male.
Ho cominciato in sordina, nel 2010, ma ne sono rimasta affascinata fin da subito. Due gli estremi che sono emersi fin dal primo momento: il successo ma anche, a volte, l’ostilità.