Nella pratica femminista da cui sono nati i centri antiviolenza negli anni ‘70, uno dei temi più analizzati è quello della differenza tra conflitto e violenza. Cosa accade? Una donna racconta un vissuto di violenza a un'operatrice, che deve elaborare una valutazione del rischio - ovvero un’analisi della gravità della situazione e del pericolo che la situazione degeneri in violenze più gravi o in un femminicidio. L'operatrice si trova quindi a dover analizzare i racconti della donna e tracciare una necessaria linea di delimitazione tra relazioni conflittuali e violente. Una pratica complessa, perché la violenza psicologica ha molti aspetti in comune con alcune relazioni apparentemente solo conflittuali. La cartina al tornasole per una distinzione chiara tra violenza e conflitto è la mancanza di consenso. La differenza tra l'uso e l'ab-uso.
Quando si parla di affettività per demarcare il limite tra salubre e tossico, è utile porsi la stessa domanda sul consenso: quando non c'è, siamo già nell'ambito di una relazione tossica. Tuttavia, sia in questo campo che in quello della sessualità, il confine sano/tossico è più labile, perché non sempre le conseguenze di una dipendenza o di un abuso hanno un impatto su qualcun* altr*.
Le definizioni cliniche aiutano a ragionare sul concetto di “dipendenza” e altri strumenti di derivazione antropologica, sociologica e politica, e se incrociate con la ricerca possono offrire un quadro più ricco e meno condizionato dal punto di vista culturale.