«Ehm, scusate non mi funziona la videocamera… Mi collego solo con l’audio!». Una frase che nell’ultimo anno abbiamo sentito sempre più spesso, nelle infinite videoconferenze e incontri di lavoro traslocati online a causa della pandemia. Ma diciamoci la verità: nella maggior parte dei casi era solo una scusa per non apparire in video. Già, perché il lockdown ha portato con sé un fattore inaspettato: quello della costante visione di noi stess* attraverso la lente deformante della telecamera del pc o del cellulare. Sempre più preoccupat* da quel riquadrino in alto a destra, col nostro volto riflesso e i nostri difetti enfatizzati.
Così in molti e molte hanno pensato di correre ai ripari per migliorare la propria immagine. Complici lo smart working e le limitate interazioni sociali, tant* hanno deciso di rivolgersi a uno specialista per eliminare il proprio motivo di insoddisfazione. Approfittando di una ripresa casalinga lenta e al riparo da occhi e commenti indiscreti.
«C’è stato un netto aumento della richiesta di interventi sia chirurgici che di medicina estetica», constata Francesco D’Andrea, presidente della SICPRE, la Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva, rigenerativa ed estetica. «Non ci sono ancora dati ufficiali, ma si stima che la crescita si aggiri intorno al 10% rispetto al periodo pre-pandemia», spiega. E se negli Usa e in gran Bretagna il dato è simile, in Francia si parla addirittura di un +20% di interventi.
Secondo il chirurgo i motivi sono semplici. «Abbiamo cambiato modo di vederci, di relazionarci, di percepirci. Web, social e videochiamate hanno amplificato la visione di sé, del proprio corpo. E a livello psicologico la voglia di modificare il proprio aspetto, di migliorarlo, è indice della voglia di riappropriarsi di sé, della propria fisicità, in un momento in cui la normalità era negata».
Eppure, all’inizio della pandemia, le cose non si sono messe affatto bene per il settore della chirurgia plastica. Con il lockdown, molti ospedali e cliniche avevano cancellato tutte le procedure non strettamente necessarie o urgenti, limitando quindi gli interventi di chirurgia plastica a quelli di natura ricostruttiva.