Misure a difesa della virilità. Sono quelle messe in atto dal governo cinese nel 2021, i primi al mondo. Il ministero dell’Educazione nel 2021 ha proposto il Piano per prevenire la femminizzazione degli adolescenti maschi: un progetto teso ad aumentare il numero di docenti di educazione fisica nelle scuole e a promuovere modelli “mascolini” tra i giovani.
La Cina decide così di “correre ai ripari”. Perché? La mancanza di uomini virili – questa la tesi – avrebbe potuto causare problemi di sicurezza pubblica nel caso di una eventuale invasione nemica: il governo non avrebbe potuto contare su figure maschili, giovani e forti, capaci di difendere il Paese. Non si sarebbe potuto far affidamento sull’incarnazione del tradizionale “eroe militare”, un modello frutto di secoli di indottrinamento e androcentrismo. Mentre la “scarsa virilità” serpeggia e sarebbe dimostrata dall’aumento di insegnanti donne e dal successo di personaggi televisivi, modelli e musicisti troppo “sdolcinati” o curati.
“Virile” deriva dal termine latino vir, che significa uomo. E virilità è, secondo la definizione data da Treccani, “l’età biologica dell’uomo in cui lo sviluppo fisico e psichico è completamente ultimato”. Eppure no, non è una questione esclusivamente biologica, ma anche culturale. In tutte le società si diventa maschi adulti anche seguendo particolari modelli di riferimento, che spesso sconfinano in stereotipi difficili da scrollare via o stigmi ardui da estirpare. La virilità, nell’immaginario di tante culture, diventa sinonimo di potere, leadership, forza e sicurezza di sé, anche a livello sessuale. È virile un uomo che “non deve chiedere mai”. Non lo è una persona timida, insicura, vulnerabile, che piange, ama vestirsi di rosa e indossare lo smalto.