di Claudia Ska e Melania Mieli
L’uso di droghe durante l’attività sessuale è una pratica molto antica, che si può far risalire già ai tempi dell’antico Egitto, quando l’estratto di loto blu veniva utilizzato per aumentare il desiderio sessuale. L’abbinamento di sesso e droga fa pensare quasi inevitabilmente al motto “sesso, droga e rock” (Life, 1969) o “sesso, droga e rock ‘n’ roll” (The Spectator, 1971), anche se già nel 1966 Timothy Leary - ex scienziato e ricercatore all’Università di Harvard - affermava su Playboy che l'«LSD è il più potente afrodisiaco mai scoperto».
È relativamente recente l’uso dell’espressione chemsex, da chems - abbreviazione per riferirsi a metanfetamina, mefedrone (3MMF, 4MMF) e a GHB/GBL. Nella sua ricerca “Chemsex: origins of the word, a history of the phenomenon and a respect to the culture”, lo studioso David Stuart (Chelsea and Westminster Hospital NHS Foundation Trust, Londra) scrive: «"Chems" era un soprannome comunemente usato per la metanfetamina e il GHB/GBL da uomini gay quando comunicavano per telefono o per SMS con i loro spacciatori negli ultimi anni del secolo scorso. I messaggi di testo e i telefoni cellulari erano relativamente nuovi e c’era un certo grado di paranoia su quanto fossero o meno private queste conversazioni». "Chems" (derivato da "chemicals") «era il termine che usavamo per indicare queste due droghe, nettamente diverse da cocaina, ecstasy, popper, ketamina e speed, che erano stati per tanto tempo i punti fermi nelle scene dei club gay». Il chemsex è una pratica che ha avuto origine nel Regno Unito e che consiste nell'uso di sostanze stupefacenti prima o durante i rapporti sessuali con lo scopo di ampliare le sensazioni di piacere e/o il piacere stesso, nonché la durata.