Figlie, mogli, sorelle: sono migliaia le donne internate in Italia fino al 1978, anno in cui venne approvata la Legge n.180 sugli “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, conosciuta come Legge Basaglia: il provvedimento che ha di fatto sancito la chiusura dei manicomi in Italia. Il suo nome deriva dal promotore, Franco Basaglia, importante psichiatra e politico.
Prima di quell’atto conclusivo, i manicomi sono stati centri adibiti ad annullare e nascondere quella parte di umanità considerata problematica, debole ed emarginata e quindi – anche – la femminilità ribelle, “fuori dagli schermi”, lontana dall’immagine che vuole la donna come un angelo del focolare.
Questi luoghi si affollarono soprattutto tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del 1900. Erano gli anni in cui il Paese si modernizzava, le campagne si spopolavano e le persone iniziavano a occupare in modo importante le città. Gli uomini dovevano dedicarsi al lavoro o arruolarsi per la difesa della Nazione, mentre alle donne spettava essere mogli e madri devote.