Una leader. Per la prima volta una donna a palazzo Chigi. Una donna presidente del consiglio. Mentre Giorgia Meloni, leader del partito ultra-conservatore di Fratelli D’Italia, raggiunge la vetta e porta a casa un consenso che tocca il 26% (in un quadro però che vede la più alta percentuale di astensionismo di sempre, il 36%, e un voto in cui a recarsi alle urne sono stati più gli uomini che le donne) , nell’altra metà del cielo, dalle parti del centrosinistra, non si avvistano leadership femminili. Le donne arrivano sì ai vertici di partito, ma al massimo in posizione vicaria. Per non parlare delle altre soggettività: non pervenute.
Non solo: il nuovo parlamento, per la prima volta dopo 20 anni, vede diminuire il numero delle deputate e delle senatrici: il 31% a fronte del 35% delle camere uscite dalle urne nel 2018. Perché nei partiti di destra – in Italia ma anche altrove – le donne sembrano più in grado di rompere il soffitto di cristallo?
Pillole di storia: Il rapporto tra femminismi e politica in Italia.
Quando si cerca la bussola nella storia del femminismo in Italia il punto di riferimento è Luisa Muraro, filosofa e fondatrice della Libreria delle donne di Milano e di Diotima, che ha descritto in un breve saggio la storia originale dell’esperienza nostrana.
Il femminismo della seconda ondata (preceduto dalla cosiddetta prima ondata che andò dal 1850 circa fino alla Prima guerra mondiale e che ebbe come obiettivo la conquista di pari diritti secondo la legge) nacque e si sviluppò «in un momento storico caratterizzato da un intensificarsi degli scambi internazionali, animati dalla ricerca di culture alternative (a quella occidentale), dalle passioni politiche (movimento contro la guerra nel Vietnam) e dalla ribellione giovanile verso l’ordine costituito (il Sessantotto)», dice Muraro. Il movimento delle donne si formò col desiderio di «separarsi dalla politica degli uomini per formare gruppi di sole donne». E stato questo, ovunque, il gesto inaugurale della seconda ondata femminista. «Non fu un gesto contro gli uomini, sebbene così fosse inteso dai più, ma fu un atto di indipendenza nei loro confronti e un esodo dall’ordine simbolico patriarcale». E questo esodo investì anche i luoghi simbolo dello stesso, compreso il Parlamento.
Ma oggi ha ancora senso?
Frisson n.13 - Femminismo di Stato
Le interviste
a cura di Maria Francesca Marras Pinna, Maria Elena Memmola Tripaldi, Cristina Notarnicola Cassese, Claudia Pad Ska, Melania Sestili Mieli.
Coordinamento di Melania Sestili Mieli