Il suo nome è sinonimo di porno indipendente ma anche etico. E soprattutto di film erotici, finalmente, pensati per un pubblico femminile. “Il mio obiettivo è quello di ri-elevare la pornografia a genere cinematografico rispettabile, come era durante la Golden Age del porno negli anni ’70”, dice a Frisson Erika Lust, pseudonimo di Erika Hallqvist, regista, produttrice cinematografica e scrittrice svedese femminista. Sesso e potere sono gli ingredienti base del suo lavoro. Con una declinazione finalmente nuova, a partire dal ruolo centrale che Lust, che oggi vive e lavora a Barcellona, dà a consenso e rispetto. Al suo team dà “30 minuti al giorno da dedicare all’autoerotismo durante l’orario di lavoro”. Mentre le scene di sesso dei suoi film sono certo esplicite, ma finalmente realistiche, con uomini e donne “normali”, una storia, una dimensione.
ITALIANO
Erika Lust, cosa significa essere una regista, donna, in un’industria considerata maschilista e machista?
L’industria pornografica è dominata dagli uomini, praticamente come tutte le altre industrie al mondo. Tuttavia, da quel che vedo, ci sono sempre più creator e filmmaker per adulti che non sono uomini. Che aggiungono un punto di vista unico sul sesso – il loro – nei loro film pioneristici. Sono orgoglios* dei loro lavori e realizzano un cambiamento dall’interno sulle dinamiche di potere dell’industria. Ricordo che quando proponevo il mio primo lungometraggio – The Good Girl – alle produzioni per adulti e raccontavo la mia visione di un porno alternativo, in cui il piacere delle donne potesse contare quanto quello degli uomini, quei produttori (tutti uomini, ndr) mi deridevano. Mi dicevano che le donne non sono interessate a comprare niente che abbia a che fare con il sesso: “Si pagano le donne per fare un porno, non si fa un porno per loro”.
Mi innervosivo, ma quelle risposte mi hanno anche motivata a insistere ancora di più. Se vogliamo che il porno cambi e sia più inclusivo abbiamo bisogno di donne, persone queer, nere, indigene, di colore e asiatiche in ruoli di primo piano dietro la telecamera: come produttori e produttrici, sceneggiatori e sceneggiatrici, direttori e direttrici della fotografia. È questo che ci consente di creare un porno che rappresenti davvero le differenze, la complessità, la bellezza della sessualità e delle identità umane. Il cambiamento parte dall’interno.
ENGLISH
After two years of pandemic, how has pornography changed? How have independent productions faced the change, compared to the mainstream ones? Do you think all of this has affected creating and producing new sexual content?
Absolutely. While porn views have increased, sex workers have had the hardest year in times of social distancing, as they don’t rely on a fixed income and are less likely to reap unemployment benefits when out of job. We as a company have taken measures to help our industry’s professionals, from donating to relief organisations and emergency funds to employing performers for innovative lockdown projects such as our sex doc film ‘Sex & Love in the Time of Quarantine’; the film stars 2 solo performers and 2 couples who drive us into their homes to share how their lives have been impacted by the pandemic before playing a sexy game that leads to a special quarantine sex adventure.
Performers shot the scenes themselves, and then my team made them into a film. I wanted to allow the public to look at what sex workers’ lives are like behind the camera too, so I decided to offer it for free.
Despite the pandemic, we’ve been able to keep up with our normal release schedule however, we’ve implemented more and more self-shot projects to avoid displacements and to have the least amount of people on set possible (we now have a whole ‘Homemade’ category on XConfessions where most of the films were produced between 2020-2022). Now we are back to “normal” shootings here in Spain, but with new rules. We have built a brand new safety protocol that is based on European Film Commission guidelines and adapted it to the nature of our shootings. This ‘best practices guide’ was created according to local legislation and official recommendations put forth by government agencies and health authorities around the world in order to safeguard both talent and crew on set.