Tra donne cisgender eterosessuali di menopausa si parla davvero poco. E sempre poco volentieri. Perché per la stragrande maggioranza, e per la società eteronormativa tutta intorno, la menopausa è la fine. La fine di tutto e l’inizio di una sola cosa: l’orrenda e temuta indesiderabilità.
Eppure, la fine del ciclo non ha lo stesso significato per tuttɜ – come nel caso della comunità transgender e queer. E se per qualcunɜ è una condanna sociale e psicofisica a cui pare impossibile sottrarsi, per altrɜ l’arrivo della menopausa può essere motivo di indescrivibile gioia. O, al contrario, di quasi totale indifferenza, con contorni sovversivi e rivoluzionari.
Le pressioni eteronormative e l’alternativa lesbica
La fine del ciclo è un’esperienza diversa per persone diverse.
E mentre il mondo eteronormativo pare spingere le donne cisgender a porre rimedio a ogni costo alle più comuni conseguenze fisiologiche della menopausa, per non dire dell’invecchiamento in generale, esistono comunità di persone con utero per cui l’addio alle mestruazioni è un rito di passaggio infinitamente meno carico di preoccupazioni.
“Nella cultura etero cis la menopausa è un tabù: ho diverse pazienti che non lo hanno neanche detto ai loro compagni”, racconta Marina Cortese, ginecologa e attivista lesbica. “Essendoci un legame culturale così stretto tra fertilità, femminilità e desiderabilità, in Italia e in buona parte dell’Occidente la donna in menopausa sente di perdere appetibilità: la pressione estetica è davvero forte, e in tantissime credono di dover far ricorso alla chirurgia. Io stessa ho ricevuto molte richieste di sbiancamento della vulva e restringimento vaginale da parte di pazienti che vogliono sembrare più giovani. Ma non sono interventi privi di rischi, e a mio parere sono anche pericolosamente simili a pratiche come l’infibulazione, perché rispondono anch’essi a una richiesta di matrice patriarcale”.
Tra le donne lesbiche, invece, la percezione culturale della menopausa è decisamente diversa. Perché non c’è, secondo Cortese, alcuna pressione sociale che sia paragonabile a quella che vive chi è immersa nel mondo etero cis: “I cambiamenti del corpo, come l’aumento del peso o il cedimento del seno, non hanno la stessa rilevanza: quando se ne parla lo si fa con serenità, e non c’è la rincorsa a sembrare giovani e attraenti che c’è invece fra le donne cis eterosessuali”, spiega la ginecologa. “Nella comunità lesbica e femminista, per fortuna, quella retrocultura molto italiana del doversi tenere il partner a tutti i costi è stata decostruita: non mi è mai arrivata la richiesta di una plastica alla vagina da parte di una donna lesbica, per esempio, né ho mai sentito di una donna lesbica che l’abbia fatta”.
Per le donne lesbiche cis, insomma, la menopausa non è nulla di più di quello che, in effetti, è: un inevitabile e naturale cambiamento fisiologico, che può comportare alcune conseguenze medicalmente rilevanti (come l’aumento della pressione sanguigna o del rischio di osteoporosi), da considerare e monitorare come tali, e altre più squisitamente culturali, la cui portata psicologica e sociale dipende esclusivamente dal significato che viene loro attribuito. Ma che possono arrivare a condizionare, grazie alla loro pervasività, la nostra qualità della vita. Persino dal punto di vista medico: “L’impatto psicologico della fine del ciclo influenza moltissimo il quadro clinico”, conferma Marina Cortese. “Secondo alcuni studi, nei paesi e nelle culture in cui la fine del ciclo è vissuta con più serenità le donne hanno meno sintomi: questo dovrebbe darci molto da pensare”.
Serenità, dunque: per stare bene, la menopausa dovrebbe essere vissuta con positività, spirito di accettazione o, al massimo, indifferenza.
Ma gioia? È possibile immaginare una dimensione in cui la fine del ciclo, così spesso mal ricevuta, possa essere motivo di felicità?
Sì, è possibile.
Come, quando e perché le persone transgender vanno in menopausa
Al contrario di quanto accade fra le donne cis eterosessuali, per moltissimi uomini transgender medicalizzati (che si sottopongono, cioè, a terapia ormonale sostitutiva e/o a interventi chirurgici che mirano alla de-femminilizzazione o alla virilizzazione del loro corpo) l’assenza delle mestruazioni è un punto d’arrivo di fondamentale importanza. Perché, come ci spiega la psicologa e psicoterapeuta Roberta Cassetti, “il ciclo mestruale accresce sensibilmente il loro malessere”.