In televisione, fino a qualche anno fa, i film e i programmi erano classificati con un “bollino” di colore diverso in base ai contenuti: quelli adatti a tutti avevano il verde, quelli dove era ritenuta necessaria la presenza dei genitori erano contrassegnati con il giallo e quelli invece inadatti ai minori avevano il bollino rosso.
Ecco, quello a cui assistiamo oggi nella società – soprattutto online e nel mondo dello show business – potrebbe essere definito una sorta di applicazione di un “bollino”, questa volta “bianco”, su ciò che viene ritenuto adatto. Chi ne rimane fuori o viene escluso? Indovinato: proprio le persone di colore.
Inclusività apparente: la censura dei social network
Di censura si sente costantemente parlare in riferimento alla musica, all’arte, al cinema, alla letteratura e, in generale, agli oggetti dell’ingegno umano; in realtà a essere sottoposte al controllo, al biasimo, alla condanna o addirittura all’eliminazione sono in primis le persone stesse. Soprattutto se di colore o nere. Pensiamo al mondo dei social network, in particolare alle piattaforme più in voga del momento: Instagram e TikTok.
Lo scorso luglio Vishal Shah, vice president of product di Instagram, annunciava che un team interno avrebbe “sradicato ogni pregiudizio nelle politiche della piattaforma” e, contemporaneamente, lanciava la campagna #ShareBlackStories, per promuovere le voci nere in linea con la campagna #BlackLivesMatter. Ad agosto però la modella curvy e influencer nera Nyome Nicholas-Williams, nota per aver posato per brand come Dove e Adidas, si vede rimuovere una foto da Instagram apparentemente senza motivo. Lo scatto, realizzato dalla fotografa Alexandra Cameron, mostra la ragazza seduta con le braccia attorno al seno (i capezzoli sono interamente coperti, proprio come vuole la censura social). La reazione di Instagram è immediata: foto cancellata e profilo a rischio chiusura. Che ne è dello #ShareBlackStories se poi una donna nera che vuole promuovere la body positivity viene immediatamente oscurata?
Nyome non ci sta: “Milioni di foto di donne bianche e molto magre si possono trovare ogni giorno su Instagram, ma una donna nera e abbondante che celebra il suo corpo viene bandita? Per me è stato uno shock. Mi sento come se fossi stata silenziata”. La sua denuncia fa subito scattare le scuse da parte del social, che afferma di aver rimosso i contenuti per errore e di averli riattivati insieme ai contenuti correlati. Ma smaschera anche il doppio standard della piattaforma e l’ipocrisia del sostegno di Instagram alla comunità black.
Il “bollino bianco” di TikTok
Lo stesso bias, lo stesso atteggiamento censore e silenziatore esiste anche su TikTok. La star indiscussa della piattaforma è la giovanissima Charli D’Amelio, incarnazione vivente “dell’anima” dell’app: una ragazza bianca cisgender. Perché di fatto la classifica dei più seguit* è dominata da chi appartiene al “white TikTok”. Le persone nere vi entrano marginalmente, con qualche nome che spicca sugli altri o emergente (come il 21enne di origini senegalesi Khaby Lame, tiktoker italiano più seguito al mondo che ha superato addirittura Mark Zuckerberg nella conta dei follower) in un mare “bianco” e omologato. Questo per TikTok è un problema. Perché dichiara da anni l’impegno nella promozione della diversità, ma nel concreto non ha ancora portato un reale cambiamento nella sua policy.