La prima volta che ho sentito parlare dei TransKinder (bambinɜ e giovanɜ adultɜ transgender) è stata proprio qui a Berlino, nella città in cui vivo ormai da quasi sei anni e dove lavoro come educatrice da quasi due. Mi ci sono imbattuta, per caso, due volte: la prima durante un tirocinio in un Kindergarten (scuola materna) e la seconda mentre mi approcciavo a terminare il mio periodo di apprendistato in una Grundschule (scuola elementare).
L’impatto con la realtà dellɜ bambinɜ transgender in età prescolare è stato per me come entrare in un mondo alternativo, di cui ignoravo completamente l’esistenza. La maggior parte dellɜ bambinɜ si sente infatti a proprio agio con il proprio corpo e con il genere che madre natura ha loro assegnato al momento della nascita. La maggior parte, ma non tuttɜ.
Misha (nome di fantasia) è unə di questɜ. Misha è un bambino di cinque anni e frequenta la scuola materna. Lo sguardo furbetto, i capelli perennemente scompigliati, la tuta di Spiderman e quel suo fare spavaldo mi hanno tratta per mesi in inganno. I giochi e le conversazioni su supereroi e i Pokemon a tutto mi hanno fatto pensare tranne che mi stessi interfacciando con un piccolo esserino di natura femminile.
La decisione di vestirsi come un bambino e di farsi chiamare con l’appellativo al maschile Misha l’ha presa autonomamente a casa, il giorno in cui ha detto ai suoi genitori che non voleva più essere una bambina. Da quel giorno il piccolo frequenta il bagno dei maschietti all’asilo e lo spogliatoio maschile quando viene portato in piscina. Per il personale pedagogico della Kita (abbreviazione per Kindergarten), e per lɜ altrɜ bambinɜ, Misha è un bambino a tutti gli effetti.
Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso in Germania dellɜ bambinɜ che fanno coming out già in età prescolare, ovvero alla scuola materna.