El Estado opresor es un macho violador
Un violador en tu camino, Las Tesis
Una base elettronica minimal, voci di donne che si levano in coro, a tempo. Hanno gli occhi bendati ed eseguono una coreografia essenziale. È la performance Un violador en tu camino (Uno stupratore sulla tua strada), nota anche come El violar eres tu (Lo stupratore sei tu).
Nasce da un’idea del collettivo femminista Las Tesis, che la scrive, coreografa e ne organizza la performance a Valparaiso, in Cile, il 20 novembre 2019, durante una delle numerose manifestazioni contro la violenza sulle donne. Si diffonde velocemente in tutto il paese e, in modo quasi inaspettato, viene cantata da variegati e variopinti gruppi di donne anche in altre piazze del Sud America. Raggiunge gli Stati Uniti e l’Europa diventando un inno globale contro la violenza machista avallata dal potere costituito.
Tra sogno e protesta
Il Cile sta cercando di riprendersi il sogno infranto ma non sopito che nel 1970 ha portato all’elezione di Salvador Allende: quello di costruire uno Stato democratico ed equo.
Il risveglio è stato brusco e doloroso: Pinochet con il golpe del 1973 inizia una dittatura durata quasi vent’anni.
Gli avvenimenti storici portano il Cile in quello che Marco Morra descrive su Jacobin Italia come “il primo terreno di sperimentazione delle dottrine neoliberali”. Privatizzazione di scuola e pensioni fra tutti hanno portato alle numerose manifestazioni di malcontento dei primi anni duemila.
___STEADY_PAYWALL___
Le proteste sono state costanti, fino ad arrivare ai moti del 2019 che hanno convinto il governo a formare un’Assemblea Costituente per la scrittura di una nuova Costituzione. Ancora una volta il sogno si è infranto: quella che era considerata la Costituzione più femminista del mondo non è stata approvata dal voto plebiscitario del 4 settembre 2022.
Nonostante ciò, il cambiamento non si ferma: nel 2022 è stato eletto il più giovane presidente della storia del Cile, Gabriel Boric, con una storia di militanza nei movimenti studenteschi, scettico verso l’economia neoliberale e attento alle istanze ambientaliste e femministe.
Negli ultimi anni anche il movimento femminista cileno è cresciuto in modo sorprendente, tant’è che il 28 gennaio 2020 è stato costituito il Partido Alternativa Femminista (Paf), il primo della storia politica del paese. E il femminismo cileno è perfettamente inserito nell’attivismo in senso lato: riottoso e intersezionale.
Paesi diversi, obiettivi comuni
Il Cile non è l’unico paese del Sud America a vivere il suo fulgore femminista. Infatti, negli ultimi anni l’ondata del femminismo latino è diventata sempre più forte e fa da modello e spunto ai movimenti di tutto il mondo: Messico, Argentina, Colombia – per citarne alcuni – sono teatro di un profondo cambiamento.
Pur con le rispettive peculiarità, i paesi dell’America del Centro-Sud condividono i principali obiettivi per quanto riguarda la rivendicazione di diritti: lotta alle molestie, alla violenza e alle discriminazioni di genere; riconoscimento dei diritti delle donne; allineamento degli stipendi di uomini e donne; battaglia per il diritto all’aborto; protesta contro il fenomeno dilagante dei femminicidi.
In Sud America la violenza più feroce e impunita ha spesso la divisa. Lo sa bene il Messico, dove la corruzione delle forze della polizia e dell’esercito sono a stento arginate dal governo. Proprio l’8 marzo 2021 in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ci sono stati scontri violenti davanti al Palazzo Nazionale di Città del Messico, sede del governo e residenza del presidente. Dal 2018 a ricoprire questo incarico è Andrés Manuel López Obrador: a inizio mandato aveva promesso un paese più egualitario e femminista, ma di fatto non si sta impegnando granchè, tranne per alcune decisioni storiche prese negli ultimi anni.
Nel settembre 2021, la Corte Suprema ha dichiarato che criminalizzare l’aborto è incostituzionale. Così, sempre più Stati messicani (ad oggi 10 su 32) stanno consentendo alle donne di accedere alle procedure per l’interruzione di gravidanza in modo legale e gratuito entro la dodicesima settimana. Prima della dichiarazione della Corte Suprema l’aborto era considerato reato in 28 Stati.
Nel 2022 è stata la volta del matrimonio egualitario, che finalmente è diventato un diritto in tutto il Paese.
Nonostante ciò, imperversano gli omicidi, le sparizioni e in generale la violenza che lo rendono un paese estremamente pericoloso e imprevedibile. Ciò amplifica la frustrazione e la rabbia delle donne messicane.
Femminismo e Sud (America)
Sud America, Sud Italia, Sud del mondo.
Il Sud è uno scenario metaforico per raccontare tutti quei luoghi dove farcela sembra – e di fatto è – più difficile. Non per ragioni intrinseche ma per le connotazioni socio-politiche. Non si dice ma nei fatti il Sud è trattato come dependance per le vacanze, non come dimora residenziale.
Un Sud da colonizzare, sfruttare e poi abbandonare a sé stesso perché sarebbe troppo costoso occuparsene.
Sembrano tutte uguali le storie dei sud e i movimenti femministi nati là hanno in comune uno spirito guerriero tipico di quei luoghi dove non è possibile delegare ed è necessario assumersi la responsabilità del cambiamento per vederlo avvenire.
Una delle caratteristiche più lampanti del femminismo latinoamericano è il suo impeto rivoluzionario che lo fa strabordare nelle strade. Non è questione di forza o coraggio, ma di esasperazione. Se non vuoi soccombere devi tirare fuori l’ingegno e la volontà per tenere insieme i pezzi e ricavare qualcosa che sia migliore di ciò che hai. Oppure vai via.
Le femministe cilene e messicane e insieme a loro tutte quelle degli altri paesi del Sud America, sanno bene che essere arrendevoli fa gioco al potere che le opprime. E così si aggregano, scendono nelle strade, urlano, lottano, distruggono simboli e ne inventano di nuovi. Sono consapevoli che unite sono più forti. Questo rende iconiche le loro rivendicazioni e il loro modo di lottare.
Una lotta che le mette ancora più a rischio l’incolumità delle donne: sono tantissime quelle desaparecidas (scomparse), molestate, violentate e persino uccise brutalmente (in Messico nel 2020 una media di circa 10 donne al giorno). Ma i movimenti femministi latini non abbassano la guardia e non cedono il passo all’ingiustizia, che sia essa di genere, di classe, etnica, ambientale.
Il femminismo deve essere intersezionale – altrimenti rischia di essere parziale, sbilenco.
El patriarcado es un juez
Que nos juzga por nacer
y nuestro castigo
Es la violencia que ya ves
Es femicidio
Impunidad para mi asesino
Es la desaparición
Es la violación
Il patriarcato è un giudice
Che ci giudica per essere nate
e la nostra punizione
È La violenza che vedete
È un femminicidio
Impunità per il mio assassino
È la scomparsa
È lo stupro
Il transfemminismo non è più legato a gruppi e sottogruppi sociali ma riguarda chiunque. Le donne del Centro e Sud America conducono questa lotta in modo passionale, sincero e privo di fronzoli sapendo che i propri sacrifici non riguardano solo le donne ma tutto il mondo.
Riecheggia il motto un altro mondo è possibile. Dopo la dolorosa e lunga battuta d’arresto del famigerato G8 di Genova, i movimenti femministi hanno preso in mano le redini della ribellione e si stanno facendo strada ovunque, dal Sud America all’Iran.