“Quali sono i vissuti o le immaginazioni lesbiche che hanno la possibilità di arrivare a noi attraverso il cinema? Chi rimane fuori dalla scena nelle rappresentazioni esistenti, invisibilizzata o schiacciata da narrazioni piatte e stereotipate? Chi è stata prevista nei nostri spazi e chi no?”
Da queste domande nasce l’idea di aprire uno spazio di confronto politico, che l’associazione Luki Massa, organizzatrice del festival Some Prefer Cake è riuscita a concretizzare nella prima edizione del convegno “Diamo spazio alle lesbiche”, grazie al finanziamento del progetto Lesbiche + di EL*C EuroCentralAsian Lesbian Community.
Un’edizione che guarda alla politica e all’attualità
Il festival internazionale di cinema lesbico alla sua diciassettesima edizione, anche quest’anno porta oltre la propria bolla lo sguardo lesbico su una varietà di temi attuali e di riflessione politica. La selezione di produzioni indipendenti nel cartellone del festival 2025 ha portato al pubblico riflessioni sul genocidio in Palestina, sulla giustizia climatica, su grassofobia e classimo, sulle politiche di repressione dei percorsi migratori, sull’esperienza di lesbiche con disabilità ma anche su relazioni affettive e intimità.
Quest’ultimo tema è raccontato da complicità e ironia nel il corto vincitore Spicy Noodles di Sophia Hochedlinger e dall’ispirante tenerezza e comprensione tra pari di If You Are Afraid You Put Your Heart into Your Mouth and Smile, sfondo della relazione affettiva centrale tra madre e figlia, indagata dalla regista Marie Luise Lehner.
I corti, le performance e il ruolo politico
Abbiamo attraversato, grazie alle pellicole della serata Lesbian pleasure il piacere al di là del potere, quindi al di là dello sguardo maschile ed eterocispatriarcale.
Le proiezioni notturne proponevano 5 corti dedicati alla sessualità lesbica: Guided Meditation, The Crazy Cat Lady, Players, A Quick Fix, The Lesbian Alien Darkroom Fisting Operetta on Venus. Da sempre questa serata del festival si impegna a portare in sala l’esperienza postporno che, con linguaggio aperto e contenuti distanti dalle proposte mainstream, ci mostra corpi veri e una più ampia rappresentazione di tutti i tipi di soggettività e di pratiche esistenti.
I corti sono stati preceduti dall’esibizione della performer e drag clown Sara Brown, che ha solleticato nel pubblico una riflessione sul lavoro sessuale. Quando sono le persone queer a praticarlo – per quanto sia conflittuale – è inevitabile interagire con un mercato ancora prevalentemente in mano agli uomini cis. La performer ha sollecitato ironicamente la comunità queer presente ad appropriarsi di questa contraddizione, da tutti i punti di vista.
Ma il piacere del Some Prefer Cake non è mai solo nella serata dedicata ai corti porno. Con un tono divertente e leggero, il corto Madonna mia di Valentina Garrett – proposto nell’ultima mattinata di Corti a colazione – ci lascia entrare dallo spioncino della porta nelle prime esperienze di masturbazione della protagonista. Il corto interpreta un momento, a pochi giorni dal ricevere il sacramento della cresima, in cui la protagonista raggiunge una sorta di estasi divina attraverso l’autoerotismo: una rappresentazione con cui riesce a far sorridere l’intera sala.
È ancora in esperienze culturali e aggregative come quella realizzata dal Some Prefer Cake che la comunità queer riesce a incontrarsi, discutere e manifestarsi. Tra la stand-up comedy – quest’anno in scena Antonia Caruso che solleva in molte battute il tema della transfobia all’interno dei femminismi – e le emozioni dell’ultima serata, sentiamo tra le chiacchere e le brevi impressioni raccolte dal pubblico: “È toccante ritrovare qui anche le persone più anziane della nostra comunità. Testimonia che molte di noi sono già sopravvissute”. Un commento che evidentemente ammicca all’omolesbobitransfobia che in Italia ancora mette in pericolo la libertà della comunità queer, a partire dal pensiero di chi ci governa fino alla cultura patriarcale che ci influenza.