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Giorgia Meloni è la prima donna presidente del Consiglio della Storia di questo paese

Immagini a confronto. Destra e sinistra. Leadership e tetto di cristallo. Una sola certezza: la prima premier cambia la storia. Ma come?
giorgia meloni riferisce dopo le consultazioni, la foto è virata al magenta e solo lei è in bianco e nero
fonte: quirinale.it

Nelle immagini febbrili trascorse sotto gli occhi di chi, come me, segue – per passione e per lavoro – canali all news, due sono gli scatti che restano nella memoria. Quello, storico, di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, vincitrice delle elezioni e prossima inquilina di Palazzo Chigi, che sale al Quirinale guidando la delegazione di centrodestra. Con lei, dietro di lei, leader uomini che questo paese è abituato a vedere e rivedere anche da svariati decenni: Silvio Berlusconi con i suoi 86 anni, ma anche Matteo Salvini mattatore (politicamente in crisi da un po’) dell’ultimo lustro della politica italiana. Dopo un colloquio-lampo di soli 11 minuti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la consueta dichiarazione in sala stampa. A parlare è solo lei: la donna indicata dal centrodestra come la prossima presidente del Consiglio. Non fiata nessun altro. Lei al centro, al microfono. Intorno uomini, per una volta vicari: Salvini, Luca Ciriani, Francesco Lollobrigida. Berlusconi sorride e saluta i giornalisti. Ma l’unica parola è la sua, quella di Meloni, e ben sappiamo come nelle ultime ore analist* politic* di ogni forgiatura si siano appassionati nello scommettere se l’unità sarebbe stata preservata – e la leadership di Meloni così cristallizzata. E forse – qualche voce in questo senso si è levata – se davvero il potere maschile se ne sarebbe fatto una ragione. Tacendo. Ora, si badi bene, la questione è puramente politica, di potere, di equilibri, di numeri, di rapporti di forza. Ma poi, se si guarda all’immagine di superficie, all’iconografia, il risultato plastico resta questo.

L’altra immagine che mi ha sinceramente colpita è stata quella – postata sui social dalla mia amica Gisella Ruccia del Fatto Quotidiano, persona di rara ironia e intelligenza – di un’altra delegazione, salita ieri al Colle: quella di quello che sarebbe il maggior (per un soffio) partito di opposizione, nonché in teoria la casa del progressismo e delle pari opportunità, ovvero il Partito Democratico. Camminano verso l’incontro col capo dello Stato, e sono: Enrico Letta al centro, segretario. E intorno a lui le capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi e Maria Cecilia Guerra. Gisella, spietata, su Facebook accompagna il frame con la seguente frase: “Pippo Baudo e le Spice Girls”.

Enrico Letta e la delegazione del PD al Quirinale
Enrico Letta e la delegazione del PD al Quirinale | fonte: quirinale.it

Ora le immagini non fanno la sostanza. Questo governo è il più a destra di sempre. Lo ha confermato fin da subito, con l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato – un politico di lunghissimo corso, che tra le tante cose fatte, ha mostrato con orgoglio alle telecamere la sua collezione di busti di Benito Mussolini. E con quella di Lorenzo Fontana a presidente della Camera: ultracattolico, antiabortista, promotore e relatore, tra l’altro, del congresso delle famiglie di Verona nel 2019 (un passaggio culturale ed economico la cui portata è stata sottovalutata). Un uomo che non ha mancato di portare, da dirigente della Lega, i suoi saluti al congresso del movimento greco Alba Dorata, i sanguinari neonazisti greci. Nel governo a guida Meloni probabilmente le Pari Opportunità verranno accorpate a Sport e Gioventù. L’attenzione all’uguaglianza di genere è piuttosto sostituita, nel discorso, a una sorta di empowerment grazie a cui la donna deve poter superare gli ostacoli, primo fra tutti quello di figliare. “Sempre in posizione subalterna”, mi aveva spiegato all’indomani delle elezioni Flaminia Saccà, ordinaria di sociologia dei fenomeni politici alla Sapienza di Roma in un’intervista dell’Ansa. E con una vocazione però più efficace – semplicemente perché nel caso del mondo conservatore succede, mentre a sinistra no – ad avere leadership femminili. Lo raccontiamo anche nel nostro numero “Femminismo di Stato” grazie ad alcune interviste a delle protagoniste della politica. Mentre dall’altra parte il risultato massimo che si possa ottenere è quello (a oggi) di una posizione vicaria. Come nella foto della delegazione Pd al Quirinale. E però appunto le immagini parlano agli occhi, anche delle più piccole e dei più piccoli. E come mi ha appena raccontato di nuovo Saccà, “le bambine di oggi, donne di domani, vedendo Meloni premier, ora sanno che è possibile”. La sinistra ricominci da questo? No. La sinistra dovrà proprio ricominciare dall’ABC.

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Angela Albanese Gennaro

È la direttrice responsabile di Frisson. Giornalista freelance, videomaker per Ansa dove si occupa di cronaca, tematiche di genere, temi sociali, immigrazione. È autrice con Cecilia Ferrara di Perdersi in Europa senza famiglia (Altreconomia, 2023) e cura su Radio Bullets, webradio specializzata in Esteri, un podcast sulle notizie di genere dal mondo. Già videomaker per Il Fatto Quotidiano e photo editor per Associated Press Italia, tra le testate con cui ha collaborato ci sono tra l’altro Repubblica.it, Il Venerdì, Current TV, Il Reportage, la Zdf.

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