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Come raccontare la violenza di genere e i temi di genere

Il giornalismo che racconta la violenza di genere discriminando le vittime fa il suo lavoro?
illustrazione di due donne con cartelli contro la violenza di genere
artwork: Jorge Margarido / Blush.com

Se il nostro linguaggio e le nostre rappresentazioni avessero già strumenti post-patriarcali, come verrebbe raccontata la storia di una donna che ha subito violenza? Che sentenze emetterebbero i tribunali che dovrebbero difenderle? Le questioni di genere sarebbero ancora delle “questioni”?

Il discorso sulla violenza sommersa nella narrazione dei media su femminicidi e temi di genere è oramai sempre più sostenuto da strutture che ne vorrebbero minimizzare i danni e regolamenti che ne vorrebbero prevenire le derive: per leggere la base comune delle lotte contro questa rappresentazione imperante basta riferirsi alla Convenzione di Istanbul. Bisognerebbe, dunque, pensare al fenomeno della violenza contro le donne come qualcosa che ha radici culturali basate su rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi e come un problema di carattere strutturale, in quanto basato sul genere e su meccanismi sociali attraverso cui le donne sono costrette in una posizione di subalternità rispetto agli uomini.

Del resto è proprio la Convenzione di Istanbul a parlare, all’articolo 17, di rappresentazioni nei media e nella narrazione pubblica che tengano conto della disparità di potere e privilegi tra generi:  “le Parti  incoraggiano  il  settore  privato,  il  settore  delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e  i  mass  media, nel rispetto della loro indipendenza e  libertà  di  espressione,  a partecipare all’elaborazione e all’attuazione  di  politiche  e  alla definizione  di  linee  guida  e  di  norme  di  autoregolazione  per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto  della loro dignità.” 

Leggi l’articolo completo su Frisson​ n. 17

© Riproduzione Riservata

Picture of Maria Elena Memmola Tripaldi

Maria Elena Memmola Tripaldi

Maria Elena Memmola Tripaldi scrive da quando ha imparato, ha pubblicato un romanzo psicologico e ideato il podcast Lettera Femmina in cui parla di questioni di genere e discriminazione. È operatrice e coordinatrice di un centro antiviolenza a Imola. Ha pubblicato articoli e racconti su alcune riviste online, canta e crede che molte cose siano relazione e quasi tutte politica. Femminista sempre in progress, lavora con le parole e la comunicazione per cambiare le cose.

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