Ancora due ore e mezzo di treno per arrivare alla nostra destinazione, Changchun, nord-est della Cina, appena sotto la fredda similsovietica Harbin, che mi ha accolto più volte in questi anni.
Il paesaggio è brullo, sperso, chilometri e chilometri di provincia e campi coltivati, spesso a pochi passi da fabbriche che producono h24 affiancate da insediamenti urbani spontanei, tetti e lamiere basse. Colorate. Di tanto in tanto filari di grattacieli marrone scuro, come canne di bambù nel bel mezzo del nulla, sorgono in poche settimane come promesse di città. Che poi verranno edificate. E le promesse mantenute.
Sono così gli spettacoli dei paesaggi dai finestrini dei comodissimi treni ad alta velocità cinesi. Uno studio antropologico continuo. Una riflessione sulla condizione umana che rivaluta ogni modalità di autocritica rispetto alle nostre vite occidentali.
La condizione femminile: l’ossessione per la famiglia
Lina – nome di fantasia per proteggerne la privacy – non sembra disturbata da tutto ciò. È comodamente sprofondata nel suo sedile di fianco al mio e dal suo smartphone, perennemente agganciato al power bank, segue le sue serie TV online. Incuffiettata come i suoi coetanei, come quasi tutto il treno a dire il vero. La mia interprete-assistente per questo tratto di trasferta, è serena. Abbiamo già fatto parte del lavoro e ora è finalmente al corrente che lavorare con me è semplice e anche divertente.
Lina ha 30 anni, ed essere donne a questa età nella Cina contemporanea, non è come esserlo altrove. Non come in Italia, sicuramente. Trent’anni sono tanti in Cina, soprattutto per la parte femminile di questo paese. A questa età, mi racconta, “…devi esser già sposata e avere un figlio, è auspicabile. Meglio se maschio ma ormai non ci fanno caso in molti. La mia famiglia mi vorrebbe sistemata con un uomo, ma io ora ho un problema”.
Cerco di capire, ormai siamo in confidenza, abbiamo lavorato e mangiato spesso insieme, ci siamo divertiti commentando le varie situazioni che ci capitano durante il lavoro, consci del fatto che nessuno ci comprende. Facendo attenzione alle espressioni del viso per non farci scoprire a ridere insieme.
“Ora sono innamorata di un uomo”, riprende a raccontarmi, “ma lui è molto più giovane di me, circa 9 anni. Ed è un mio studente. Lo sarà ancora per poco più di un anno”, le chiedo se è un problema (l’età), ovviamente mi rendo conto della eventuale sconvenienza tra rapporto docente-studente, seppur tra maggiorenni. Lina mi conferma che al massimo potrebbe essere tollerato un anno o due in meno dell’uomo rispetto alla donna. Meglio se non avviene, ovviamente. Mentre un uomo trentenne, nella norma cerca e può fidanzarsi con una donna anche ventenne (ciò è socialmente accettato), una donna della sua età difficilmente potrà ambire a un uomo coetaneo, che invece desidererebbe a una ragazza molto più giovane.