Una stagione della follia, quella della repressione e del massacro delle streghe, che costituisce una tra le più oscure pagine della storia della civiltà occidentale. Eccitate, maniache, alcolizzate, sadiche o masochiste, ninfomani o frigide, isteriche, blasfeme, nevrotiche o paranoiche; persino sonnambule, lunatiche e mitomani. Ai quadri clinici, descritti con rara perizia da osservatori convinti di avere il mandato divino a salvare il mondo, corrisponde la solita diagnosi: possessione diabolica. E quasi sempre l’estrema cura: il rogo.
Ma è così folle rispondere alla repressione con la bestemmia, alla farsa del rito religioso con il sacrilegio, alle imposizioni con le pulsioni carnali?
La cultura popolare (al contrario di quella ufficiale) ha ossequiato la figura della strega e ne ha fatto il riflesso dello spirito di un’epoca: sia nell’atteggiamento della società nei confronti delle donne (spesso negativo, in particolare se si tratta di donne di potere); sia nel rapporto con i riti e con la magia.