Angèle, l’inno del femminismo francese

È una delle pop star più amate in Belgio, ora si racconta in un intimo docu-film. Angèle ha conquistato il pubblico con ironia e onestà. Ma anche per la vicinanza alla causa femminista
angele indossa un cappellino con visiera bianca e un impermeabile beige, dietro uno scorcio di Bruxelles
courtesy of Netflix

Poco nota in Italia quanto popolarissima nei paesi francofoni, Angèle è una giovane pop star belga che in patria ha dominato le classifiche e ha conquistato i fan e la critica grazie alla sua ironia e freschezza, ma anche per i messaggi di cui le sue canzoni sono portatrici.

Lo racconta il docu-film che porta il suo nome, disponibile su Netflix, in cui Angèle apre (letteralmente) i suoi diari segreti per raccontare la sua vita, i suoi affetti e la loro influenza sulla  scrittura delle sue canzoni.

Particolarmente vicina alla causa LGBTQIA+, Angèle si è guadagnata la stima del pubblico anche grazie al brano Balance Ton Quoi del 2019, che fa il verso al motto #BalanceTonPorc, corrispettivo francofono (e assai meno moderato) del movimento internazionale #MeToo legato al femminismo.

La canzone è diventata ben presto un inno del movimento grazie alla melodia coinvolgente e al testo ritmato, ma anche grazie al videoclip ironico in cui la cantautrice veste i panni di una professoressa del fantasioso Institute Gender Equality. 

Angèle è figlia d’arte – il padre Marka è un noto cantante e la madre è l’attrice Laurence Bibot – e per questo ha faticato molto ad allontanarsi dalle sue radici per costruirsi un proprio percorso. In circa 90 minuti la pop star racconta le sue paure e il suo rapporto con la fama e con il pubblico. Ma anche quello con gli scandali (che hanno visto protagonista suo fratello, il rapper Roméo Elvis) e con i media, non sempre positivo. 

Angèle infatti ha sperimentato un outing riguardo la sua bisessualità a opera della testata di gossip Public, annunciato in diretta tv. Lo ha definito “un atto estremamente violento”, su cui pesa anche la mancanza di modelli LGBTQIA+ nel mondo musicale. E poi il caso Playboy, che pubblica materiale non autorizzato e un’intervista che non la rispecchia affatto, dietro la promessa di realizzare un nuovo numero progressista. 

Il docu-film segue anche la realizzazione del nuovo album Nonante-Cinq (a destra) durante il lockdown, e del brano di punta Bruxelle Je T’aime. Un lavoro meno universale e più intimo, ma in cui non mancano riferimenti ai temi cari alla cantautrice. La sua recente collaborazione con la pop star internazionale Dua Lipa (nel singolo Fever del 2020) l’ha consacrata anche al pubblico non francofono e le è valsa la partecipazione al suo tour mondiale.

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Francesca Stella Ceccarelli

Visual designer, illustratrice e docente. Laureata in Grafica e Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ha lavorato come designer per brand nazionali e internazionali come IKEA, Lush, Deanocciola (per cui è art director) e per diverse testate giornalistiche sia settoriali che generaliste, tra le quali: Uomo&Manager, Lusso Style, Cioè Magazine, Corriere dello Sport, FQ Millennium. La passione per il design editoriale nel 2019 la porta a fondare la testata giornalistica Frisson, unica nel suo genere, che parla di femminismi, sessualità e diritti, di cui è direttrice creativa oltre che editrice.

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