Pazze. Isteriche. O, per dirla all’anglofona, cringe, un po’ too much. È così che, spesso e volentieri, vengono etichettate le ragazze che non hanno paura di mostrare il loro entusiasmo per passioni tipicamente femminili e, di conseguenza, considerate frivole e sciocche. Perché le giovani ragazze che si accalcano sotto il palco della boyband di turno sono radicalmente diverse dalla calca di uomini che passano ogni singolo fine settimana in curva con addosso la maglia della propria squadra… Questo stereotipo, quello della fangirl isterica, ha radici in una misoginia latente che attribuisce agli interessi delle donne meno valore di quelli degli uomini. E i media hanno avuto un ruolo importante nel perpetuarlo.
Il termine fangirl e la Beatlemania
Sebbene il termine fangirl sia stato coniato nel 1943 dall’autore inglese A.P. Herbert, proprio per definire le giovani fan di cantanti e musicisti, questo diventa di uso comune con i Beatles negli anni ‘60. Nel 1963, la stampa inizia a parlare di un nuovo fenomeno sociologico, una vera e propria malattia: la Beatlemania. I Fab Four sono infatti seguiti ovunque da folle di ragazze euforiche, che urlano, piangono, svengono. Addirittura, un gruppo di ragazze in California fonda il club Beatlesaniacs, Ltd., offrendo una terapia di gruppo per superare la dipendenza dai Beatles.
Si tratta di un fenomeno che va letto nel contesto della rivoluzione sessuale – la perdita totale di controllo da parte di giovani ragazze è un potente gesto di ribellione, una liberazione. Eppure, la stampa del tempo (dominata, ovviamente, da uomini) si limita a definirlo isteria di massa. Nel 1964, Paul Johnson scrive per New Statesman che “coloro che si radunano attorno ai Beatles, che urlano fino all’isteria” sono “i meno fortunati della loro generazione, […] i falliti”.
Nello stesso anno, Life parla della pericolosa ossessione e cita Beatlesaniacs, Ltd, senza rendersi conto, spiega Kaitlyn Tiffany in Everything I Need I Get from You, che il club era in realtà ironico, una sorta di autoparodia.
Il fatto che le fangirls possano essere sarcastiche e avere consapevolezza di sé sfugge alla stampa, che si rifiuta di vedere oltre l’immagine delle ragazzine urlanti, incapaci di intendere e di volere.
Dai Beatles alle Swifties
Seppure le cose siano in parte cambiate, le giovani donne continuano ad essere sminuite e ridicolizzate per i loro interessi musicali (e non). Basta pensare agli anni 2010 e alle cosiddette Belieber (fan di Justin Bieber), affette dalla Bieber Fever (febbre da Bieber), definite in più occasioni “isteriche” in articoli corredati da foto che assomigliano spaventosamente a quelle della Beatlemania di 50 anni prima. E ancora le Directioner (fan degli One Direction), che in un articolo per GQ Jonathan Heaf definisce “banshee fanatiche che si bagnano le mutande”. Heaf continua: “A queste donne non interessano i Rolling Stones. […] Non sono interessate alla storia. L’unica cosa che conta per loro è la loro devozione: la beatificazione di San Harry, San Zayn, San Niall, San Louis e San Liam”.