Fiesta è uno dei brani iconici di Raffaella Carrà e racconta la presa di coscienza da parte di una donna che finalmente scopre che la sua felicità non dipende da un uomo ma da sé stessa e quindi si lascia andare ad un canto travolgente e liberatorio. Rimanere fermɜ quando partono le prime note è impossibile. Non a caso lei è tra le icone più amate dalla comunità queer e la sua canzone è tra le più trasmesse ai pride di tutto il mondo.
La comunità queer, le feste e i balli: il legame storico
A dire la verità, i concetti di pride e festa sono più legati di quanto si possa pensare. La comunità LGBTQIA + si è costruita anche e soprattutto attraverso balli, canti, feste, marce, raduni ed eventi giocosi, chiassosi e colorati. Capire l’importanza e la centralità del far festa, mostrarsi e raggrupparsi senza vergogna ma con tanto orgoglio è necessario quando si ragiona sul concetto di queer.
Questo spunto di riflessione (ma è solo uno dei tanti) nasce dopo la lettura di Maya De Leo, storica, studiosa e professoressa universitaria che ha contribuito a portare i gender studies tra i banchi accademici. Il suo libro Queer. Storia culturale della comunità LGBT+ rappresenta uno degli approfondimenti più completi e interessanti dedicati alla storia della comunità LGBTQIA+ in occidente. E in realtà non è solo un libro, ma un manuale accademico, utilizzato in tante facoltà italiane. Narra la storia in modo comprensibile e chiaro e permette di trovare legami interessanti ai quali si pensa poco. Tra questi spicca l’importanza dei balli, delle feste, dei raduni, delle serate nella costruzione della consapevolezza queer e della comunità arcobaleno.
Binarismo di genere: un concetto contro natura
Prima di capire perché il tema della festa è centrale nella costruzione della queerness, partiamo da un sunto fondamentale portato avanti dalla studiosa nella sua opera. Il binarismo di genere e l’orientamento sessuale ben definito non hanno nulla di naturale, ma sono il frutto di un continuo tentativo da parte del potere di tenere sotto controllo le masse. Perché è più semplice dettare regole e dominare se si divide in modo categorico la società in buoni e cattivi, bianchi e neri, maschi e femmine.
Tra le altre cose, De Leo scrive che il concetto di “sodomia” come atteggiamento pericoloso e vietato nasce solo nel Settecento, quando si diffondono termini volti a screditare chi fa parte della comunità queer. Uno tra tutti è “molly” che viene utilizzato verso i maschi omosessuali e deriva dal latino “mollis” che significa docile e debole, caratteristica attribuita alle donne.