Se hai fame di diritti e sete di giustizia leggi Puttana femminista

Recensione appassionata del primo libro di Georgina Orellano tradotto da Nunzia De Palma e pubblicato da Tlon
copertina del libro puttana femminista di georgina orellano
29 Luglio 2025
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Se avessi fame, Puttana femminista. Storie di una sex worker (2025, Tlon) ti potrebbe dare l’impressione di saziarti, ma non farti ingannare. L’intento non è quello di lasciare completamente soddisfattз.

Ciò che mette sul piatto Georgina Orellano – prostituta, attivista e da undici anni segretaria generale di AMMAR – Asociación de Mujeres Meretrices de Argentina – è un pasto di esperienze e rivendicazioni, aneddoti e riflessioni che dapprima lasciano in bocca un sapore amaro, intenso e sconfortante, che perdura fino a un’esplosione piccante. Un incendio che dalla bocca passa per la gola fino a divampare nello stomaco, in uno slancio di rivalsa. Non mancano le note dolci, che equilibrano i sapori, e un retrogusto aspro come quello delle delusioni.

Puttana femminista è un banchetto che lascia fame di lotta e rivoluzione e dal quale vorresti non alzarti fino a sentirti satollә, pur sapendo che la sazietà sarà possibile solo quando le ingiustizie saranno affrontate collettivamente nel tentativo di abbatterle.

Georgina Orellano – al suo esordio come autrice – nasce a Buenos Aires, nel quartiere Moron, per poi trasferirsi con la famiglia a Presidente Derqui, nel distretto di Pilar, sempre in provincia di Buenos Aires.

Orfana di padre morto sul lavoro quando lei aveva 7 anni, viene da un’umile famiglia peronista. Dopo le scuole superiori comincia a lavorare e si iscrive alla Facoltà di Psicologia, seppure è costretta ad abbandonarla dopo circa un anno.
Fra i vari lavori precari e saltuari, si occupa dei quattro figli di una donna single. È proprio lei a confessarle di fare la prostituta, perché è un mestiere che le consente di organizzarsi liberamente, di guadagnare abbastanza e potersi dedicare ai suoi bambini.

Dapprima Orellano resta turbata da quella rivelazione, ma successivamente, incuriosita, le pone molte domande, per sapere e capire.

Quella donna, di cui Orellano svela il nome solo a racconto inoltrato, la introduce al sesso a pagamento, le insegna i trucchi del mestiere e le regole, a volte feroci, del marciapiede.

Per Orellano si apre un mondo. Innanzitutto prostituirsi le dà molta più sicurezza in termini di autostima e poi la mette davanti a una serie di disparità e discriminazioni che, seppure non ignorava totalmente, non la riguardavano in prima persona.

Man mano che il libro procede scopriamo qualcosa in più non solo su Orellano e le sue vicende personali, ma anche su come funziona il lavoro sessuale in strada a Buenos Aires.

Uno spaccato socio culturale e politico che restituisce una visione tridimensionale di una città e di un Paese ancora molto conservatore.

Georgina Orellano per carattere non è una persona remissiva: le sue parole fanno intendere – ma più spesso trasudano – quanto sia combattiva e guidata da un forte e profondo senso etico e comunitario.

Il racconto dell’autrice è innanzitutto una storia contro i pregiudizi, lo strenuo e caparbio tentativo di individuarli e prenderli di petto. Il pregiudizio verso il lavoro sessuale, in particolare su strada. Quello verso i clienti. Il pregiudizio verso la propria famiglia. Quello verso il movimento femminista, all’interno del quale ora si identifica non senza spirito critico e voglia di cambiarlo dall’interno, provando a dirottare le narrazioni pervasive del femminismo borghese, liberale e bianco.

Georgina Orellano ci mette davanti al fatto che le rivendicazioni delle persone che si prostituiscono hanno a che fare col diritto all’abitare, alla salute, all’assistenza sociale, alla cura, all’istruzione, alla libertà di parola ed espressione, quella di radunarsi e organizzarsi, di viaggiare e, non ultime quelle della libertà sessuale e del diritto al piacere. Non si tratta di istanze scollate dal resto della società e anzi sono la cartina di tornasole delle ingiustizie e disuguaglianze che affliggono categorie di persone che spesso vengono considerate parzialmente, senza tenere conto delle intersezioni.

Le storie e le lotte di cui Orellano si fa portavoce non riguardano solo lei come lavoratrice sessuale, né soltanto le persone sue colleghe. Non riguardano neppure soltanto le persone che lavorano nell’ambito in Argentina. Si tratta invece di vicende in qualche modo universalizzabili perché hanno a che fare coi diritti non ascoltati e spesso calpestati.

Vediamo così che la prima violenza che subisce chi fa lavoro sessuale è quella istituzionale, con l’avallamento dello stigma. Una violenza che si manifesta in molti dibattiti politici e che viene agita concretamente dalle forze dell’ordine. La polizia minaccia, aggredisce, ricatta, esercita il suo potere con strafottenza e arroganza, mettendo a rischio l’incolumità e la sicurezza delle persone che hanno scelto di prostituirsi. Per tale ragione Orellano si sofferma e stressa l’importanza di fare rete, allearsi, informarsi, unirsi e lottare, perché essere più consapevoli significa essere più forti e capaci di cambiare il mondo.

La lotta di classe non è passata di moda, e nella lotta di classe chi fa lavoro sessuale non può e non deve essere esclusә.

© Riproduzione Riservata

Immagine di Claudia Ska

Claudia Ska

È l’agitatrice del blog agit-porn, che tratta di sessualità e pornografia con particolare attenzioni ai corpi e al concetto di oscenità. Collabora con Rolling Stone Italia e ha scritto anche per The Millennial e MOW Mag cercando di scuotere la narrazione normata su questi temi. A settembre 2021 è uscito il suo saggio "Sul porno - corpi e scenari della pornografia" edito da Villaggio Maori.

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